Le 9 pubblicità più brutte di sempre

I 9 mostri della pubblicità

Tempo di lettura stimato: 6 minuti

Pensate alla pubblicità più brutta che vi viene in mente. Quella pubblicità che vi è rimasta impressa perché vi ha disgustato o perché magari hanno riso tutti tranne voi.

Ecco, sappiate che per quanto brutta possa essere quella pubblicità, c’è sicuramente qualcuno che ha fatto peggio. E se volete scoprire chi, siete nel posto giusto.

Nonostante infatti il mondo della réclame si sia fortemente evoluto (e lo dimostrano certe pubblicità imbarazzanti del passato), alcuni paiono non aver imparato molto col tempo.

Oggi vi presento loro, le 9 pubblicità peggiori di tutti i tempi.

#1 Pubblicità più brutte di sempre: Nivea

Se state ipotizzando che si tratti di uno dei primi annunci stampa Nivea, vi sbagliate di grosso. Difficile a credersi, questa pubblicità a sfondo razzista è stata lanciata dalla nota azienda di cosmetici nel 2017. Avete capito bene: 2017.

“Il bianco è purezza” scrive Nivea per promuovere un nuovo deodorante rivolto al mercato mediorientale. Oltre alle critiche che si sono scatenate sul web, a mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato il movimento di estrema destra statunitense alt-right con tweet come “Nivea ha scelto di stare dalla nostra parte”.

Ci sono volute 48 ore prima che il brand ritirasse la campagna e pubblicasse le sue (deludenti) scuse: “Siamo profondamente dispiaciuti per chiunque si sia sentito offeso da questo specifico post. Dopo aver capito che il post era fuorviante, è stato immediatamente ritirato”. Dalle stalle, alle stalle.

#2 Pubblicità più brutte di sempre: Bloomingdale

#2 Pubblicità più brutte di sempre: Bloomingdale

Aggiungi dell’alcol all’eggnog dei tuoi migliori amici quando non guardano” è l’invito che Bloomingdale fa ai suoi lettori, nel catalogo di Natale pubblicato nel 2015.

Vi starete chiedendo: questa frase è stata pensata da un creativo che, quell’eggnog, se lo stava bevendo? Magari!
Si tratta di una pubblicità creata e diffusa con consenso: consenso che il ragazzo dell’annuncio stampa non deve avere per poter aggiungere dell’alcol alla bevanda della ragazza, secondo Bloomingdale. Un chiaro invito allo stupro.

Anche in questo caso le scuse non si sono fatte attendere, tuttavia il brand si è limitato ad ammettere l’inappropriatezza della pubblicità, senza dare ulteriori spiegazioni.

Onestamente? Se i creativi di Bloomingdale avessero creato questo annuncio da ubriachi, li avrei giustificati di più.

#3 Pubblicità più brutte di sempre: LifeLock

#3 Pubblicità più brutte di sempre: LifeLock

Siamo nel 2006 quando Lifelock, società americana di protezione contro furti d’identità, crede di aver avuto il colpo di genio: provare al pubblico la sicurezza che il suo servizio garantisce, pubblicando il social security number del CEO Todd Davis. A prova di hacker.

Eh sì, gli hacker alla prova ci si sono messi, e Davis è stato vittima di furto d’identità ben 13 volte!

Il risultato finale? Un’ammenda di 12 milioni di dollari da parte della Federal Trade Commission per pubblicità ingannevole e una gaffe difficile da dimenticare.

#4 Pubblicità più brutte di sempre: Du Pont

#4 Pubblicità più brutte di sempre: Du Pont

Questa immagine non ha bisogno di tante parole. Tre neonati chiusi dentro un Cellophane, per mostrare quante belle cose questo materiale può racchiudere.

A discolpa di Du Pont, possiamo solo ricordare che questo annuncio stampa risale al 1953 e, si sa, la pubblicità è figlia del tempo: all’epoca, probabilmente, nessuno è inorridito di fronte a questo mostro dell’advertising.

Ad ogni modo, oggi Du Pont non produce più Cellophane. Questo la dice lunga.

#5 Pubblicità più brutte di sempre: Reebok

#5 Pubblicità più brutte di sempre: Reebok

Sì, avete letto bene: “Tradisci la tua ragazza, non il tuo workout

Questa volta si tratta di Reebok, che crea questo annuncio stampa destinato alla Germania con l’obiettivo di incoraggiare il pubblico maschile ad essere costante nell’allenamento.

Peccato per l’invito a tradire la propria ragazza, retrogrado e di cattivo gusto.

Sveliamo un segreto ai creativi di Reebok? I machi tutti muscoli e tante donne non vanno più di moda già da un po’.

#6 Pubblicità più brutte di sempre: Heineken

#6 Pubblicità più brutte di sempre: Heineken

Ci risiamo. Un anno dopo il fail di Nivea, ci pensa Heineken a posizionarsi sotto la luce dei riflettori con il suo annuncio stampa “sometimes, lighter is better”, traducibile non solo come “a volte, più leggero è meglio” ma anche come “a volte, più chiaro è meglio”.

Ed ecco che riparte l’ondata di accuse di pubblicità a sfondo razzista sul web.

Ed ecco che arrivano le scuse del brand che ammette di aver mancato il segno.

Ma la vera domanda è: il più idiota è quello che ha creato questa pubblicità o quello che l’ha approvata?

#7 Pubblicità più brutte di sempre: WWF

#7 Pubblicità più brutte di sempre: WWF

Come rappresentiamo la potenza di uno tsunami?” si sono chiesti i creativi di DDB Brazil in procinto di realizzare una nuova campagna pubblicitaria per WWF Brazil. Difficile a credersi, la risposta più brillante che sono riusciti ad elaborare è stata: “paragoniamolo all’attentato dell’11 settembre!”.

Ma sì, in fondo si tratta solo di uno dei più gravi episodi di cronaca degli Stati Uniti.

Le scuse più intelligenti che DDB Brazil è riuscita a tirare fuori? Mancanza di esperienza, perché la pubblicità è stata approvata da personale giovane.

Ritenta, magari la prossima volta ci crediamo.

#8 Pubblicità più brutte di sempre: Dove

#8 Pubblicità più brutte di sempre: Dove

Terza pubblicità a sfondo razzista di questa classifica. Creata nel terzo millennio. Fa già ridere così.

È del 2017 la campagna Dove in cui una ragazza di colore, che indossa una maglia scura, si sveste e si trasforma in una ragazza bianca dai capelli rossi, che indossa una maglia di una tonalità più chiara.

L’accostamento uso del sapone Dove – pelle che si sbianca è immediato e inevitabile.

Solita tiritera: pioggia di critiche sul web, il brand che si scusa, “non era quello il nostro intento” e bla bla bla. Che noia!

Allora vi aggiungo un altro dettaglio: solo qualche anno prima, Dove aveva ricevuto le stesse critiche a causa di una pubblicità in cui comparivano tre donne, collocate in ordine di gradazione dalla più scura alla più chiara, per rappresentare il prima, durante e dopo la doccia.

C(hi)ara Dove, ma allora è un vizio

#9 Pubblicità più brutte di sempre #9: Protein World

#9 Pubblicità più brutte di sempre #9: Protein World

Vi eravate stupidi di essere arrivati in fondo alla classifica senza una pubblicità che promuovesse il body-shaming? Vi accontento subito.

Ecco l’annuncio realizzato da Protein World nel 2015, che esplicita chiaramente quale sia, dal punto di vista del brand, il perfetto corpo femminile da spiaggia.

La discriminazione nei confronti di tutte le donne la cui taglia non corrisponde a quella della modella è evidente, ma ad essa si aggiunge anche il risultato di un sondaggio che ha dimostrato come il 61% delle donne abbia provato vergogna del proprio corpo di fronte a questo annuncio.

Ma c’è di più.

Arjun Seth, CEO di Protein World, non ha mostrato alcun rimorso di fronte alle numerose lamentele ricevute, anzi ha attaccato quelle che lui ha definito “femministe terroriste”.

Fortunatamente, una petizione di 70.000 firme ha portato alla rimozione dell’annuncio.

Come avrete immaginato, questi sono solo alcuni degli orrori pubblicitari che sono stati prodotti negli ultimi anni.

Se la buona pubblicità ha l’enorme vantaggio di aiutare i brand a vendere i loro prodotti o servizi, dal canto suo quella cattiva può generare danni non indifferenti.

Questo vale ancora di più nell’era di Internet, dove nulla sfugge al pubblico e dove sbagli e figuracce possono circolare ed essere ricordati per tantissimo tempo.

Sbagliando si impara? Vedremo. Ma qualcosa mi dice che l’era della brutta pubblicità non ha ancora visto la sua fine.

Per evitare che sia il tuo brand il prossimo autore della pubblicità più brutta della storia, contattaci per costruire la tua comunicazione senza errori: realizza con noi la tua Brand Identity.

E allora… al prossimo orrore!

Fonte: https://medium.com/better-marketing/the-9-worst-ads-of-all-time-10c201d0c333

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